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Li paraule de mamma ròssa (I racconti della nonna)

li paraule de mamma rossa“Per divertirci e farvi divertire, noi alunni della I F della Scuola Media Statale “D’Alessandro” di Sannicandro Garganico abbiamo fatto una raccolta, anche se non molto ricca, di fiabe, filastrocche, scioglilingua sannicandresi.
Ci siamo recati dai nonni e dalle persone anziane a cui abbiamo chiesto se volevano raccontarci qualche fiaba che avevano imparato quando erano bambini. Tutte le vecchiette ci hanno accolto con piacere ed erano ben felici di rimanere un po’ in nostra compagnia.
Il materiale raccolto lo abbiamo portato a scuola dove abbiamo deciso di riportare alcuni racconti in dialetto, per non farli perdere di efficacia, altri in italiano.
Abbiamo scoperto che le fiabe più conosciute hanno diverse versioni. Noi pensiamo che ciò sia successo perché, non essendoci un testo scritto a cui ricorrere in caso di dimenticanza, il narratore continuava il racconto aiutato dalla sua fantasia.
Abbiamo inserito in questo libretto, reso più bello dai disegni fatti da alcuni di noi, anche qualche filastrocca, qualche conta e alcuni scioglilingua.
Con questo libretto non solo vogliamo farvi divertire, ma vogliamo far conoscere a quelli che verranno dopo di noi una parte, se pure esigua, della cultura sannicandrese, che, se non scritta, rischia di scomparire.
A fine lavoro possiamo dire che questa ricerca, a cui abbiamo partecipato tutti, si è rivelata molto divertente, ma anche molto emozionante perché abbiamo notato che, quando le nostre nonnine raccontavano le fiabe, i loro occhi, ormai stanchi e malinconici, brillavano come due stelle del firmamento.”
Dalla Introduzione della classe I F dell’a. s. 1993-94

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La nonna racconta

la nonna raccontaDalla Introduzione
“Il nostro tempo è caratterizzato da una ricerca troppo frenetica di cose nuove senza curarci del passato. Noi pensiamo che l’uomo debba andare alla ricerca delle sue origini sia per comprendere meglio il presente, ma anche e soprattutto per fondare la sua esistenza non sui valori passeggeri, ma su quelli duraturi.
A tale scopo noi alunni della classe II F della Scuola Media Statale “Don Aristide D’Alessandro” di Sannicandro Garganico abbiamo voluto fare una ricerca per poter sapere come viveva quotidianamente la gente comune del nostro Paese.
Stimolati e guidati dalla nostra insegnante di Lettere Grazia Galante ci siamo messi all’opera. Andavamo da soli o in gruppo a casa delle persone anziane per intervistarle. In classe leggevamo ad alta voce ciò che avevamo appreso. Alla fine della lezione, a turno, ognuno di noi raccoglieva le diverse interviste per farne un collage e poi consegnarlo alla nostra insegnante.
Questo lavoro è stato interessante e affascinante poiché abbiamo appreso cose che non immaginavamo neanche. Siamo stati moolto colpiti dalla disponibilità delle persone anziane che molto volentieri si sottoponevano alle nostre interviste e che parlavano, però, con tanta nostalgia del tempo passato.
Esse ci hanno detto che nel passato c’era molta più miseria, più ignoranza, però tra le persone c’era più rispetto, più affetto, più amore.
Questo lavoro forse è stato l’unico che ha visto impegnati attivamente e in modo molto interessato tutti noi.”

La classe II F

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Divertiamoci con i soprannomi

soprannomiDalla Presentazione della classe I F dell’a. s. 1989/90

“.... A questo lavoro abbiamo dedicato l’ultima ora del sabato. Ognuno di noi aspettava con ansia tale giorno perché questa attività per noi non era una perdita di tempo, ma era lavoro e  divertimento contemporaneamente, infatti alcuni soprannomi da noi trovati ci facevano divertire. Dopo averli raccolti, li abbiamo classificati, messi in ordine alfabetico e poi trascritti a macchina. Anche questo lavoro è stato fatto da alcuni di noi capaci di farlo. In seguito ci siamo divertiti a rappresentare alcuni soprannomi, che a dire la verità i disegni non sono dei capolavori, ma noi ve li proponiamo lo stesso. Infine abbiamo scelto il titolo da dare al libretto: in palio ce n’erano una decina, tutti proposti da noi, ma molto democraticamente abbiamo votato quello che ad ognuno di noi sembrava più bello e più adatto. Anche per la scelta del disegno della copertina ci siamo comportati allo stesso modo.

Per noi questa attività è stata bella ed istruttiva. Abbiamo imparato, infatti, a lavorare insieme; abbiamo fatto una utile esercitazione d’italiano nello spiegare l’origine del soprannome; ci siamo arricchiti dal punto di vista lessicale, infatti nessuno di noi sapeva prima cosa significasse obeso, canuto ecc.; abbiamo conosciuto una parte della nostra tradizione; ciò che ci rende più felici, però, è la soddisfazione di vedere scritto i nostri nomi e cognomi come autori di questo libretto.

Abbiamo appreso che i nostri nonni, spesso analfabeti, chiamavano le persone che conoscevano non con il nome e il cognome, ma con il soprannome. Dobbiamo dire che facevano in fretta a inventarne uno, infatti  ‘Còppela rosscia’ è il soprannome di un signore che un giorno uscì con un berretto rosso in testa, da allora non si è più liberato di questo soprannome. A dire la verità alcuni di essi sono divertenti come ‘Tarantèlla’ perché chi porta questo soprannome amava ballare la tarantella, altri sono un po’ offensivi come ‘U sceddate’ perché chi viene denominato così non camminava dritto a causa della scoliosi. Abbiamo capito che ai nostri antenati non mancava la fantasia.

Ancora oggi le persone di una certa età non si riconoscono se non per soprannome.

Noi speriamo che nella lettura di questo libretto, a cui ha lavorato tutta la classe, quando leggerete il vostro soprannome, non vi offendiate, ma vi divertiate così come è successo a noi...”

La classe I F

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La medicina popolare

la medicina popolare“... Dopo il Piccolo Dizionario Dialettale abbiamo voluto continuare la ricerca sulla cultura locale interessandoci di come i nostri nonni e bisnonni curavano le malattie quando la medicina era poco sviluppata e quei pochi farmaci esistenti costavano molto rispettto ai magri guadagni di allora...
Ci siamo recati nel centro storico di Sannicandro, "la Tèrra vécchia’", per intervistare le persone anziane e con somma meraviglia abbiamo appreso che esse, quando non stanno bene, usano ancora i rimedi di una volta.... Abbiamo conosciuto e apprezzato alcune competenze che avevano i nostri antenati: essi, se pure analfabeti, conoscevano per esempio che l’aglio è vermifugo infatti lo usavano per curare l’ossiuriasi e sapevano anche che esso è utile contro la pressione arteriosa alta. Abbiamo capito che, se le farmacie erano chiuse o se essi si trovavano in campagna, si potevano aiutare perché molti mali li curavano con l’olio, il miele e alcune erbe nostrane (malva, camomilla, origano, spaccapietra ecc.) .... Abbiamo capito che per curare alcune malattie non è necessario ricorrere ai prodotti chimici che, se fanno bene da una parte, danneggiano dall’altra, ma conviene ritornare ai rimedi naturali che sono più efficaci e sono innocui...
Il lavoro, suggerito e diretto dalle Insegnanti di Lettere e Scienze Matematiche, è stato svolto nelle ore di compresenza. In questa attività ognuno di noi ha lavorato con entusiasmo e ha dato un contributo notevole alla realizzazione di questo libretto.”
Dalla Presentazione della classe III A dell’a.s. 1988-89

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  • Ogne recchézza dalla tèrra viène, ogne allegrézza dallu còre viène.
    image Ogni ricchezza viene dalla terra, ogni gioia viene dal cuore.
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