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La lavorazione del salice

Salice“L’attività che ci ha visti impegnati per vari pomeriggi è stata la lavorazione del salice. Nostro insegnante è stato il sig. Leonardo Marchitto di 83 anni, che ci ha fatto sapere che ha imparato a intrecciare il salice quando aveva 8/9 anni grazie all’insegnamento del padre...

Leonardo, quando veniva a scuola ci raccontava tante cose. Da lui abbiamo saputo che a San Marco in Lamis c’erano una quarantina di persone che lavoravano il salice e anche il legno per farne degli oggetti utili per la casa. Erano quasi tutti pastori e potatori che, durante lo svolgimento della loro attività, se trovavano un bel pezzo di legno, lo conservavano per ricavarne poi nu daccialarde (tagliere), nu lavature (asse per lavare a mano), na stila de zappa (il manico di legno della zappa) ecc.

Attraverso una ricerca fatta da noi, abbiamo saputo che ci sono circa trecento tipi di salice. Quello che noi abbiamo utilizzato per fare dei cestini è il Salix viminalis che, come ci ha detto Leonardo, sta quasi scomparendo nella nostra zona per via dell’abbandono delle campagne e anche per colpa degli animali che vivono allo stato brado che distruggono tutto.  

I rami di questa pianta vengono tagliati a marzo e ad agosto e vengono subito decoticati e fatti asciugare al sole per conservarli bianchi. Prima della lavorazione bisogna metterli in ammollo per alcune ore per poterli piegare a piacimento nella realizzazione di cestini, cesti, canestri per la frutta, impagliate e sottopentole di varie misure e forme.

Leonardo ci ha detto che prima dell’arrivo della plastica i cestini di vimini erano molto richiesti in quanto servivano sia in casa sia in campagna per mettere dentro quasi tutto ciò che si produceva. Le donne li utilizzavano per mettere la biancheria da stendere, per trasportare il pane al forno per la cottura e poi per mettere dentro alcune provviste. Quelli che li realizzavano guadagnavano poco per cui lo facevano come secondo lavoro che veniva svolto nel momenti liberi e soprattutto d’inverno quando in campagna non si poteva lavorare.

Oltre ad aver realizzato dei cestini e dei sottopentola che terremo per ricordo, questa esperienza è stata fantastica perché ha permesso l’incontro tra due generazioni. Noi con Leonardo ci siamo sentiti più grandi e lui con noi più giovane....”

Dalla Relazione della classe III A della Scuola Media Statale “G. Pascoli” dell’a.s. 1995-96

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