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“La Vadda de Stignane” e altri canti popolari di San Marco in Lamis

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“La Vadda de Stignane” e altri canti popolari di San Marco in Lamis
Presentazione di Raffaele Nigro, Trascrizione musicale di Michelangelo Martino, Mastering AMP Studio di Ciro Iannacone, Bari, Levante Editori 2015, pag. 379, € 25.00 + s. p.

Questo immane lavoro intrapreso trova la sua profonda motivazione, oltre che nei miei interessi culturali, anche nell’amore che porto per il mio paese. Esso non vuole essere un’operazione-nostalgia per un passato che non può assolutamente ritornare né per un mondo che talvolta si vuole mitizzare, ma che era fatto di duro lavoro, spesso di condizioni di vita segnate dalla povertà e dalla miseria. L’obiettivo è quello di accendere i riflettori su una cultura diversa, ‘altra’ da quella dominante, con la sua ricchezza e i suoi limiti, con le proprie peculiarità, con il proprio peso e la propria valenza. Una cultura segnata dall’assetto quasi esclusivamente agricolo-pastorale che rischia di essere cancellata del tutto dalla storia dell’uomo perché legata alla trasmissione orale. L’avvento della tecnologia ha distrutto la cultura contadina e artigianale, ha spezzato i vecchi legami comunitari. Il vecchio mondo contadino custodiva i canti e riusciva a trasmetterli alle giovani generazioni. Con i grandi cambiamenti intervenuti si è interrotto questo circuito virtuoso e il rapporto tra le generazioni ne è uscito sconvolto, rendendo sempre più precarie e labili la trasmissione dei saperi e quella saldatura generazionale che per secoli ha connotato la vita degli uomini.
I canti rappresentano una parte essenziale della vita del popolo e ne costituiscono una sorta di archivio, l’espressione del suo cuore nella gioia e nel pianto. L’elemento costitutivo è senza dubbio il sentimento, in particolare quello dell’amore. L’amante non ha parole per descrivere la sua donna amata: - La zita mija tè’ sètte bellizze e ttutte e ssètte te li vogghie arraccuntà… Essi esprimono e rispecchiano anche gli usi, le credenze e la mentalità del tempo in cui sono nati.

La raccolta che qui si pubblica si apre con una Ninna nanna e continua con il canto Ntèlle e ntèlle che viene utilizzato per trastullare i bambini. Seguono i canti amorosi divisi in serenate, canti d’amore, canti di ammirazione della bellezza, canti di ritrosia, canti maliziosi, canti di affanni, dolori, sospiri, canti di gelosia, canti di abbandono, canti di sdegno, poi i canti relativi al matrimonio, quindi gli stornelli e le storie cantate. Complessivamente si tratta di quasi duecento ‘pezzi’.

I canti non esprimono soltanto sentimenti, stati d’animo, emozioni, in parecchi casi contengono anche dei veri e propri precetti morali: meglio dare un bacio a una donna nubile che cento a una vedova;  non sposare una vedova, sposa la nubile perché la vedova è arrabbiata; non sposare il vecchio perché muore, sposa il giovanotto che canta e suona per te; non sposare il contadino perché questi  ti fa mangiare le patate, ti porta in campagna e ti fa bere l’acqua calda, sposa l’artigiano perché questi ti fa fare la signora, ti fa portare il merletto al grembiule e in carrozza ti fa andare; le mamme si devono fare i fatti propri, i figli devono sposare chi vogliono; non amare se non sei amato e non sposarti con chi non ti vuole bene.

Questa raccolta, che contiene anche sessanta spartiti e un CD contenente alcune strofe di oltre sessanta canti eseguiti dalla viva voce degli informatori per conservare oltre al testo anche la melodia, è un importante punto di arrivo in quanto finalmente consente di rendere disponibile e fruibile una messe enorme di canti. Essa è, al contempo, anche un punto di partenza in quanto altri potranno affrontare in modo più approfondito questioni non meno rilevanti come gli aspetti più propriamente musicali di questa produzione o anche quelli relativi alla metrica.  

L’auspicio è che questa fatica serva a far apprezzare meglio la comunità sammarchese, a farne conoscere il passato, ad approfondirne le credenze, le leggende e le tradizioni. Anch’esse, infatti, concorrono in modo non marginale a fare la storia viva e ricca di un paese e di una comunità.

Tratto dalla Introduzione

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  • Ogne recchézza dalla tèrra viène, ogne allegrézza dallu còre viène.
    image Ogni ricchezza viene dalla terra, ogni gioia viene dal cuore.
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