Piccolo dizionario sammarchese

Piccolo dizionario sammarcheseDalla Presentazione di Michele Coco

“Le ragioni dell’utilità di questo dizionarietto sammarchese sono elencate dai suoi giovanissimi autori nell’Introduzione.

Esso è servito, prima di tutto, a far conoscere loro la nostra cultura, la nostra storia, le nostre tradizioni. E ciò attraverso la lettura di pochi (purtroppo) libri di poesia scritti in dialetto dai nostri autori, e attraverso le interviste a persone che ancora lo parlano o solamente lo ricordano. Quando queste persone non ci saranno più, resteranno quei pochi libri l’unico repertorio della nostra lingua madre. O libri come questo dizionarietto, o come quello dei Proverbi di Pasquale Soccio, o infine come la meritevolissima raccolta delle ricette culinarie di San Marco in Lamis, dovuta a Grazia Galante.

In verità noi non abbiamo una cospicua tradizione letteraria dialettale. E quella che abbiamo è relativamente recente. Gli autori più antichi sono Serrilli e Napolitano. Poi sono venuti Borazio, Tusiani, Aucello. Tusiani soprattutto, continua a sorprenderci, regalandoci, quasi ogni anno, un poemetto nel nostro vernacolo, come se avesse ritrovato una vena  che, iniziata a sgorgare con Làcreme e sciure è diventata sempre più fluente negli anni della lontananza.

Il dialetto, insomma, grazie a questi nostri autori, riesce a sopravvivere all’omologazione linguistica televisiva. E noi dobbiamo essere loro grati.

Il lavoro che qui si presenta ha sortito, inoltre, risultati validissimi sul piano pedagogico. I giovanissimi studiosi hanno imparato come si fa ricerca da soli o in gruppo, e hanno avuto la possibilità di allargare le loro conoscenze non solo nell’ambito della lingua madre, ma anche, attraverso l’esercizio della traduzione, nell’ambito della lingua colta.

Infine, i dizionarietto è stato allestito per gli altri, per “quelli che verranno dopo di noi”, e per coloro che non conoscono il nostro dialetto: duplice nobilissimo scopo. Potrebbe sembrare mera presunzione quella di volersi proiettare verso i posteri, ed è invece soltanto la legittima preoccupazione di chi vuole che le nostre parole, che poi dicono la nostra vita, non muoiano. E ancora l’orgoglio, altrettanto legittimo, di affermare la propria identità in un mondo in cui la globalizzazione tende a cancellarla.

Quella che i ventiquattro piccoli ricercatori hanno effettuato sotto la sapiente guida della loro insegnante Grazia Galante è un’opera altamente meritoria per i motivi che si è detto.. Ma è anche, per noi che non abbiamo perduto il gusto dell’uso, in certe occasioni, dell’espressione dialettale, un vero godimento....

Ben vengano, dunque, lavori di questo genere, e siano accolti con favore. Filologi e linguisti non arriccino il naso! Dopo tutto, essi sono il segno di un amore elettissimo alla nostra comune terra di origine.” (a. s. 2000/2001 Classe II G)

Michele Coco

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